Chirurgia avanzata del fegato.
Sensazionale intervento di chirurgia del fegato inoperabile
Autotrapianto del fegato,con rimozione del tumore fuori dal
corpo,sul bacco.L'intervento e' stato eseguito a Padova,tra il mese di Aprile e Maggio 2011 su una mamma di 38 anni della prov di vicenza, presso l'Unita' Operativa di Chirurgia Epato-Biliare diretta dal Prof Umberto Cillo.Tecnica:espianto del fegato,rimozione del tumore e di tutte le parti del tumore presente con successiva ricostruzione dei vasi sanguigni e dei dotti biliari.Quindi l'organo e' stato reimpiantato variando la posizione di 45°.
Il Prof Umberto Cillo sara' ospite di radio gamma 5, Lunedi 9 Maggio 2011 alle ore 8.20
SOSTITUZIONE DI VALVOLE CARDIACHE PER VIA TRANSCUTANEA(TPA)
PRESSO L'UNITA' DI EMODINAMICA DELL'OSPEDALE DI PADOVA, CON LA STRETTA COLLABORAZIONE DEL CENTRO DI CARDIOCHIRURGIA GALLUCCI,E' STATO ESEGUITO IL PRIMO INTERVENTO,MAI PRATICATO PRIMA AL MONDO,DI DOPPIA SOSTITUZIONE VALVOLARE AD UN PAZIENTE SENZA DOVERE APRIRE IL TORACE,MA PER VIA PERCUTANEA,UTILIZZANDO CIOE' UN ACCESSO VENOSO,A PARTENZA DALLA VENA FEMORALE.
L'INTERVENTO E' STATO ESEGUITO DAL DOTTOR GIAMBATTISTA ISABELLA E DAL DOTT GIUSEPPE TARANTINI IN TEAM CON LA CARDIOCHIRURGIA DIRETTA DAL PROF GINO GEROSA.
QUESTO TIPO D'INTERVENTO VIENE ESEGUITO QUANDO I PAZIENTI SOFFRONO DI GRAVI MALATTIE INVALIDANTI CHE NON CONSENTONO ALCUN TIPO D'INTERVENTO CHIRURGICO E APRE NUOVE PROSPETTIVE PER IL TRATTAMENTO DI QUESTO TIPO DI MALATTIE.
PROSSIMAMENTE INTERVISTERERO' IL DOTT GIAMBATTISTA ISABELLA NEL CORSO DELLA
RUBRICA RADIOFONICA MEDICINA DENTRO CHE VA IN ONDA OGNI LUNEDI MATTINO DALLE H 7.30 ALLE H 9.00 PRESSO L'EMITTENTE RADIO GAMMA 5-VENETO
PRESSO L'UNITA' DI EMODINAMICA DELL'OSPEDALE DI PADOVA, CON LA STRETTA COLLABORAZIONE DEL CENTRO DI CARDIOCHIRURGIA GALLUCCI,E' STATO ESEGUITO IL PRIMO INTERVENTO,MAI PRATICATO PRIMA AL MONDO,DI DOPPIA SOSTITUZIONE VALVOLARE AD UN PAZIENTE SENZA DOVERE APRIRE IL TORACE,MA PER VIA PERCUTANEA,UTILIZZANDO CIOE' UN ACCESSO VENOSO,A PARTENZA DALLA VENA FEMORALE.
L'INTERVENTO E' STATO ESEGUITO DAL DOTTOR GIAMBATTISTA ISABELLA E DAL DOTT GIUSEPPE TARANTINI IN TEAM CON LA CARDIOCHIRURGIA DIRETTA DAL PROF GINO GEROSA.
QUESTO TIPO D'INTERVENTO VIENE ESEGUITO QUANDO I PAZIENTI SOFFRONO DI GRAVI MALATTIE INVALIDANTI CHE NON CONSENTONO ALCUN TIPO D'INTERVENTO CHIRURGICO E APRE NUOVE PROSPETTIVE PER IL TRATTAMENTO DI QUESTO TIPO DI MALATTIE.
PROSSIMAMENTE INTERVISTERERO' IL DOTT GIAMBATTISTA ISABELLA NEL CORSO DELLA
RUBRICA RADIOFONICA MEDICINA DENTRO CHE VA IN ONDA OGNI LUNEDI MATTINO DALLE H 7.30 ALLE H 9.00 PRESSO L'EMITTENTE RADIO GAMMA 5-VENETO
Trapianto di Rene e gruppo sanguigno AB0 incompatibile
Presso il centro trapianti dell'Universita' di Padova,diretta dal Prof Paolo Rigotti,e' stato eseguito il trapianto di rene da vivente,donatore la mamma,ricevente il figlio,con il gruppo sanguigno incompatibile.
Cosa vuol dire.
Presso il centro trapianti dell'Universita' di Padova,diretta dal Prof Paolo Rigotti,e' stato eseguito il trapianto di rene da vivente,donatore la mamma,ricevente il figlio,con il gruppo sanguigno incompatibile.
Cosa vuol dire.
Prof.Ugo Boggi,Universita' di Pisa
Trapianto di Rene da donatore vivente,consanguineo,madre-figlia,con l'ausilio del Robot Chirurgico Da Vinci.
Il Robot Da Vinci consente di operare il paziente senza che il chirurgo ne sia a diretto contatto.
La chirurgia robotica permette al paziente una ripresa post-operatoria piu' veloce,il tutto si traduce quindi in una degenza inferiore con un notevole risparmio di risorse per tutta la collettivita'.
Per chi volesse saperne di piu' puo' scrivere una mail e sara' mia premura dare tutti i dettagli del caso.
Trapianto di Rene da donatore vivente,consanguineo,madre-figlia,con l'ausilio del Robot Chirurgico Da Vinci.
Il Robot Da Vinci consente di operare il paziente senza che il chirurgo ne sia a diretto contatto.
La chirurgia robotica permette al paziente una ripresa post-operatoria piu' veloce,il tutto si traduce quindi in una degenza inferiore con un notevole risparmio di risorse per tutta la collettivita'.
Per chi volesse saperne di piu' puo' scrivere una mail e sara' mia premura dare tutti i dettagli del caso.
ELASTOMETRIA EPATICA
Fibrosi Epatica e sua determinazione con ELESTOMETRIA EPATICA (Fibroscan):
dalla ricerca alla pratica clinica:ne parleremo lunedi 21 Giugno alle h 8.30 a radio gamma 5 nel corso della trasmissione Medicina Dentro Casa con il Prof Roberto Rinaldi direttore dell'UO di Malattie Infettive ULSS n°16-Universita' di Padova
Introduzione
La prognosi e la gestione clinica dei pazienti affetti da malattia cronica di fegato è largamente influenzata dall’accumulo di fibrosi e dalla sua progressione nel tempo e le stesse scelte terapeutiche sono condizionate da questo parametro. Ciò enfatizza la necessità di una diagnosi precoce allo scopo di prevenire le complicanze.
Sino a pochi anni fa la biopsia epatica rappresentava l’unico strumento di valutazione della fibrosi. Tuttavia la biopsia è procedura invasiva che talora può essere dolorosa ed indurre complicanze e ciò può scoraggiare alcuni a sottoporsi a questa valutazione. In conseguenza di ciò molti pazienti, soprattutto negli ultimi anni, sono stati trattati con farmaci antivirali senza che si conoscesse la reale gravità di malattia ed altri, invece, non hanno mai potuto giovarsi di una terapia, perché timorosi di sottoporsi a questa procedura. Peraltro l’accuratezza della biopsia epatica è influenzata dall’errore di campionamento e dalla variabilità di interpretazione. Queste limitazioni possono portare alla sottostima della cirrosi, specialmente se il campione bioptico è piccolo o frammentato.
Per queste ragioni la valutazione della fibrosi epatica con metodi non invasivi ha rappresentato una sfida che ha favorito la ricerca di metodologie alternative. I diversi approcci hanno incluso la ricerca di markers surrogati di fibrosi, cioè di markers sierici che, in combinazione fra loro, potessero predire la fibrosi con un alto grado di accuratezza. Tuttavia la maggior parte di essi (Fibrotest, APRI, indice di Forns) è stata valutata solo nei pazienti con epatite C ed inoltre la loro performance diagnostica, oltre che essere fortemente influenzata da condizioni extraepatiche, è ben lontana dall’essere ottimale per la valutazione della cirrosi.
In questo contesto si inserisce la misurazione della fibrosi epatica mediante la elastometria ad impulsi (Fibroscan) che consente di stabilire in modo non invasivo l’entità della fibrosi, permettendo grazie alla sua accuratezza di seguirne l’evoluzione nel tempo.
La fibrosi epatica, ovvero la sostituzione del parenchima epatico con matrice extracellulare, è l’aspetto principale del danno in corso di malattia cronica di fegato. La sua progressione nel tempo è responsabile dei maggiori eventi clinici, il risultato è la progressiva alterazione architetturale cui conseguono la disfunzione epatica e l’ipertensione portale; per questo la sua valutazione è essenziale per la corretta gestione del pazientLa misura della sua estensione, lo stadio di fibrosi, rappresenta il più importante predittore di progressione di malattia che condiziona le scelte terapeutiche, può servire per valutare la risposta al trattamento ed infine determina la prognosi e il follow-up del paziente.
Negli ultimi anni sono stati fatti progressi sostanziali nella comprensione dei meccanismi che regolano la fibrogenesi e queste conoscenze ci forniscono una spiegazione razionale e plausibile della reversibilità del processo fibrotico, risultato di due processi biologici contrapposti: sintesi e rimozione di matrice extracellulare. Il virus dell’epatite C ad esempio determina stress ossidativo e richiamo di cellule infiammatorie che favoriscono l’attivazione delle cellule stellate e l’accumulo di collagene, ma è ormai noto che tale processo non è irreversibile e così con l’eradicazione virale le proteine di HCV cessano di esercitare il loro ruolo di stimolo diretto sui percorsi fibrogenici.
Per fibrogenesi si intende la produzione di matrice extracellulare (ECM) che classicamente aumenta in risposta ad un evento lesivo cronico. Lo sviluppo della fibrosi epatica riflette l’alterato equilibrio fra produzione di matrice e sua degradazione. La matrice extracellulare, normale impalcatura per gli epatociti, è composta da collagene, glicoproteine e proteoglicani. Le cellule stellate (cellule di Ito), localizzate nello spazio perisinusoidale, sono essenziali per la produzione di ECM ed esse vengono attivate in cellule produttrici di collagene da una varietà di fattori paracrini. Queste sostanze possono essere rilasciate da epatociti, cellule di Kupffer e cellule endoteliali in risposta al danno tissutale. Per esempio gli incrementati livelli di TGF- β1 osservati nei pazienti con epatite C e con cirrosi inducono le cellule stellate attivate a produrre collagene. L’aumentata deposizione di collagene nello spazio tra epatocita e sinusoide e la diminuzione degli spazi endoteliali conduce alla capillarizzazione dei sinusoidi. Sia la capillarizzazione che la contrazione dei sinusoidi, indotta dalle cellule stellate, contribuiscono alla ipertensione portale.
Tuttavia, l’accumulo di matrice in corso di malattia cronica di fegato non è fenomeno statico ed unidirezionale potendo essere controbilanciato dalla fibrolisi.
Infatti, l’eccesso di matrice prodotta stimola la fibrolisi mediata da enzimi noti come metalloproteinasi (MMP). Per questo i complessi di matrice extracellulare che costituiscono la fibrosi non sono uniformi e differiscono per età e composizione chimica.
Nonostante le nostre conoscenze di base siano migliorate negli ultimi anni, è opinione largamente condivisa che i meccanismi fisiopatologici attraverso cui viene indotta la fibrosi epatica siano solo in parte conosciuti. La complessità della fibrogenesi e l’alto numero di citochine coinvolte implicano che polimorfismi genetici possano influenzare non solo la fibrogenesi ma anche la fibrolisi. Diverse questioni restano pertanto sul tappeto e meritano di essere approfondite, fra queste la più importante è la comprensione dei meccanismi che sono alla base della diversa velocità di progressione del danno fibrotico al di là della diversa eziologia di malattia e se questi stessi meccanismi interferiscano in qualche modo con la variabile risposta alla terapia. Avere a disposizione un semplice metodo non invasivo di valutazione della fibrosi che risulti accurato e ripetibile potrà contribuire la raggiungimento di alcuni di questi obiettivi.
La biopsia epatica e i suoi limiti
Per 60 anni la biopsia epatica ha rappresentato l’unico strumento per diagnosticare e stadiare la malattia cronica di fegato e oggi rappresenta il “gold standard” con il quale le metodiche non invasive emergenti devono confrontarsi. Tuttavia essa è procedura invasiva e costosa che può risultare dolorosa ed indurre, sebbene raramente, complicanze potenzialmente fatali. Per queste ragioni alcuni pazienti sono riluttanti a sottoporsi a biopsia e ciò può scoraggiarli ad iniziare la terapia. Inoltre la biopsia epatica presenta alcune limitazioni come l’errore di campionamento e la variabilità di interpretazione. Un tipico campione bioptico di 1.5 cm rappresenta 1/50.000 parti di fegato e talora esso è ancor meno rappresentativo in presenza di cirrosi.
Grazie a modelli computerizzati è stato stimato che un campione bioptico di 2.5 cm dà una percentuale di errore del 25% che sale al 35% se il frustolo epatico è di 1.5 cm.
Per evitare l’errore di campionamento bisognerebbe prelevare frustoli più grandi e il risultato ottimale verrebbe raggiunto con un campione di 4 cm, ma ovviamente ciò non è sempre facilmente realizzabile. Peraltro anche quando la manovra è eseguita da un operatore esperto solo il 16% dei campioni ha una lunghezza > 2.5 cm e perché il campione risulti davvero significativo è essenziale che non sia frammentato. Inoltre la manovra bioptica non può comunque superare il limite rappresentato dalla ineguale distribuzione della fibrosi.
L’errore di campionamento coinvolge sia lo staging, usualmente inaccurato che il grading necroinfiammatorio usualmente sottostimato. Studi autoptici e laparoscopici di confronto indicano che la biopsia sottostima la cirrosi nel 10-30% dei casi, a seconda del tipo di ago utilizzato e delle dimensioni del frustolo prelevato.
La valutazione comparativa di biopsie laparoscopiche condotte su entrambi i lobi ha trovato una discrepanza nel 50% dei casi: nel 15% la cirrosi veniva riscontrata in uno solo dei 2 lobi, mentre nel 33% dei casi si riscontrava una discrepanza di almeno 1 stadio di fibrosi fra i due lobi.
Peraltro vi è da considerare che la variabilità fra osservatori diversi rappresenta una ulteriore limitazione. L’uso di sistemi di scoring ha cercato di ovviare al problema ma come appare chiaro esiste una discordanza che è maggio
Fibrosi Epatica e sua determinazione con ELESTOMETRIA EPATICA (Fibroscan):
dalla ricerca alla pratica clinica:ne parleremo lunedi 21 Giugno alle h 8.30 a radio gamma 5 nel corso della trasmissione Medicina Dentro Casa con il Prof Roberto Rinaldi direttore dell'UO di Malattie Infettive ULSS n°16-Universita' di Padova
Introduzione
La prognosi e la gestione clinica dei pazienti affetti da malattia cronica di fegato è largamente influenzata dall’accumulo di fibrosi e dalla sua progressione nel tempo e le stesse scelte terapeutiche sono condizionate da questo parametro. Ciò enfatizza la necessità di una diagnosi precoce allo scopo di prevenire le complicanze.
Sino a pochi anni fa la biopsia epatica rappresentava l’unico strumento di valutazione della fibrosi. Tuttavia la biopsia è procedura invasiva che talora può essere dolorosa ed indurre complicanze e ciò può scoraggiare alcuni a sottoporsi a questa valutazione. In conseguenza di ciò molti pazienti, soprattutto negli ultimi anni, sono stati trattati con farmaci antivirali senza che si conoscesse la reale gravità di malattia ed altri, invece, non hanno mai potuto giovarsi di una terapia, perché timorosi di sottoporsi a questa procedura. Peraltro l’accuratezza della biopsia epatica è influenzata dall’errore di campionamento e dalla variabilità di interpretazione. Queste limitazioni possono portare alla sottostima della cirrosi, specialmente se il campione bioptico è piccolo o frammentato.
Per queste ragioni la valutazione della fibrosi epatica con metodi non invasivi ha rappresentato una sfida che ha favorito la ricerca di metodologie alternative. I diversi approcci hanno incluso la ricerca di markers surrogati di fibrosi, cioè di markers sierici che, in combinazione fra loro, potessero predire la fibrosi con un alto grado di accuratezza. Tuttavia la maggior parte di essi (Fibrotest, APRI, indice di Forns) è stata valutata solo nei pazienti con epatite C ed inoltre la loro performance diagnostica, oltre che essere fortemente influenzata da condizioni extraepatiche, è ben lontana dall’essere ottimale per la valutazione della cirrosi.
In questo contesto si inserisce la misurazione della fibrosi epatica mediante la elastometria ad impulsi (Fibroscan) che consente di stabilire in modo non invasivo l’entità della fibrosi, permettendo grazie alla sua accuratezza di seguirne l’evoluzione nel tempo.
La fibrosi epatica, ovvero la sostituzione del parenchima epatico con matrice extracellulare, è l’aspetto principale del danno in corso di malattia cronica di fegato. La sua progressione nel tempo è responsabile dei maggiori eventi clinici, il risultato è la progressiva alterazione architetturale cui conseguono la disfunzione epatica e l’ipertensione portale; per questo la sua valutazione è essenziale per la corretta gestione del pazientLa misura della sua estensione, lo stadio di fibrosi, rappresenta il più importante predittore di progressione di malattia che condiziona le scelte terapeutiche, può servire per valutare la risposta al trattamento ed infine determina la prognosi e il follow-up del paziente.
Negli ultimi anni sono stati fatti progressi sostanziali nella comprensione dei meccanismi che regolano la fibrogenesi e queste conoscenze ci forniscono una spiegazione razionale e plausibile della reversibilità del processo fibrotico, risultato di due processi biologici contrapposti: sintesi e rimozione di matrice extracellulare. Il virus dell’epatite C ad esempio determina stress ossidativo e richiamo di cellule infiammatorie che favoriscono l’attivazione delle cellule stellate e l’accumulo di collagene, ma è ormai noto che tale processo non è irreversibile e così con l’eradicazione virale le proteine di HCV cessano di esercitare il loro ruolo di stimolo diretto sui percorsi fibrogenici.
Per fibrogenesi si intende la produzione di matrice extracellulare (ECM) che classicamente aumenta in risposta ad un evento lesivo cronico. Lo sviluppo della fibrosi epatica riflette l’alterato equilibrio fra produzione di matrice e sua degradazione. La matrice extracellulare, normale impalcatura per gli epatociti, è composta da collagene, glicoproteine e proteoglicani. Le cellule stellate (cellule di Ito), localizzate nello spazio perisinusoidale, sono essenziali per la produzione di ECM ed esse vengono attivate in cellule produttrici di collagene da una varietà di fattori paracrini. Queste sostanze possono essere rilasciate da epatociti, cellule di Kupffer e cellule endoteliali in risposta al danno tissutale. Per esempio gli incrementati livelli di TGF- β1 osservati nei pazienti con epatite C e con cirrosi inducono le cellule stellate attivate a produrre collagene. L’aumentata deposizione di collagene nello spazio tra epatocita e sinusoide e la diminuzione degli spazi endoteliali conduce alla capillarizzazione dei sinusoidi. Sia la capillarizzazione che la contrazione dei sinusoidi, indotta dalle cellule stellate, contribuiscono alla ipertensione portale.
Tuttavia, l’accumulo di matrice in corso di malattia cronica di fegato non è fenomeno statico ed unidirezionale potendo essere controbilanciato dalla fibrolisi.
Infatti, l’eccesso di matrice prodotta stimola la fibrolisi mediata da enzimi noti come metalloproteinasi (MMP). Per questo i complessi di matrice extracellulare che costituiscono la fibrosi non sono uniformi e differiscono per età e composizione chimica.
Nonostante le nostre conoscenze di base siano migliorate negli ultimi anni, è opinione largamente condivisa che i meccanismi fisiopatologici attraverso cui viene indotta la fibrosi epatica siano solo in parte conosciuti. La complessità della fibrogenesi e l’alto numero di citochine coinvolte implicano che polimorfismi genetici possano influenzare non solo la fibrogenesi ma anche la fibrolisi. Diverse questioni restano pertanto sul tappeto e meritano di essere approfondite, fra queste la più importante è la comprensione dei meccanismi che sono alla base della diversa velocità di progressione del danno fibrotico al di là della diversa eziologia di malattia e se questi stessi meccanismi interferiscano in qualche modo con la variabile risposta alla terapia. Avere a disposizione un semplice metodo non invasivo di valutazione della fibrosi che risulti accurato e ripetibile potrà contribuire la raggiungimento di alcuni di questi obiettivi.
La biopsia epatica e i suoi limiti
Per 60 anni la biopsia epatica ha rappresentato l’unico strumento per diagnosticare e stadiare la malattia cronica di fegato e oggi rappresenta il “gold standard” con il quale le metodiche non invasive emergenti devono confrontarsi. Tuttavia essa è procedura invasiva e costosa che può risultare dolorosa ed indurre, sebbene raramente, complicanze potenzialmente fatali. Per queste ragioni alcuni pazienti sono riluttanti a sottoporsi a biopsia e ciò può scoraggiarli ad iniziare la terapia. Inoltre la biopsia epatica presenta alcune limitazioni come l’errore di campionamento e la variabilità di interpretazione. Un tipico campione bioptico di 1.5 cm rappresenta 1/50.000 parti di fegato e talora esso è ancor meno rappresentativo in presenza di cirrosi.
Grazie a modelli computerizzati è stato stimato che un campione bioptico di 2.5 cm dà una percentuale di errore del 25% che sale al 35% se il frustolo epatico è di 1.5 cm.
Per evitare l’errore di campionamento bisognerebbe prelevare frustoli più grandi e il risultato ottimale verrebbe raggiunto con un campione di 4 cm, ma ovviamente ciò non è sempre facilmente realizzabile. Peraltro anche quando la manovra è eseguita da un operatore esperto solo il 16% dei campioni ha una lunghezza > 2.5 cm e perché il campione risulti davvero significativo è essenziale che non sia frammentato. Inoltre la manovra bioptica non può comunque superare il limite rappresentato dalla ineguale distribuzione della fibrosi.
L’errore di campionamento coinvolge sia lo staging, usualmente inaccurato che il grading necroinfiammatorio usualmente sottostimato. Studi autoptici e laparoscopici di confronto indicano che la biopsia sottostima la cirrosi nel 10-30% dei casi, a seconda del tipo di ago utilizzato e delle dimensioni del frustolo prelevato.
La valutazione comparativa di biopsie laparoscopiche condotte su entrambi i lobi ha trovato una discrepanza nel 50% dei casi: nel 15% la cirrosi veniva riscontrata in uno solo dei 2 lobi, mentre nel 33% dei casi si riscontrava una discrepanza di almeno 1 stadio di fibrosi fra i due lobi.
Peraltro vi è da considerare che la variabilità fra osservatori diversi rappresenta una ulteriore limitazione. L’uso di sistemi di scoring ha cercato di ovviare al problema ma come appare chiaro esiste una discordanza che è maggio
ICTUS E PENUMBRA(ASPIRAZIONE MECCANICA DI TROMBI)
IN QUESTI ULTIMI ANNI MOLTO E' CAMBIATO NEL TRATTAMENTO ACUTO DELL'ICTUS.
OLTRE ALL'INTRODUZIONE DEI FARMACI SCIOGLI TROMBI(TPA= ATTIVATORE TISSUTALE DEL PLASMINOGENO),SIA PER VIA VENOSA CHE ARTERIOSA SI STANNO INTRODUCENDO METODI MECCANICI.UNO DI QUESTI E' IL METODO PENUMBRA.
SI TRATTA DI UNA SORTA DI CAVATAPPI CHE PRIMA FRANTUMA E POI ASPIRA IL TROMBO.
LA METODICA TUTTAVIA E' IN VIA DI SPERIMENTAZIONE SI A LIVELLO INTERNAZIONALE CHE IN ITALIA.
NEL NOSTRO PAESE RISULTANO OPERATIVI 20 CENTRI OSPEDALIERI SPECIALIZZATI MA IL CENTRO PIU' ATTREZZATO E CON UNA CASISTICA IMPORTANTE( 180 PAZIENTI TRATTATI) SI TROVA PRESO L'OSPEDALE NIGUARDA DI MILANO,PRESO LA CLINICA NEUROLOGICA DIRETTA DAL DOTT ROBERTO STERZI.
IL DOTT STERZI E' STATO INETRVISTATO LUNEDI 14 GIUGNO 2010 PRESSO L'EMITTENTE RADIOFONICA REGIONALE DEL VENETO www.radiogammacinque.it
IL DOTT STERZI HA PRECISATO CHE L'ORIENTAMENTO ATTUALE, RISPETTO ALL'ICTUS,DA PARTE DEI CENTRI SPECIALIZZATI E' QUELLO DI AUMENTARE IL TEMPO D'INTERVENTO DA
3 ORE A 4,5 ORE.MA SOPRATTUTTO HA PRECISATO,IL DIRETTORE DELLA CLINICA NEUROLOGICA DELL'OSPEDALE NIGUARDA DI MILANO,DI CHIAMARE,AL PRIMO SINTOMO SOSPETTO, IL 118.
LA CURA ASPIRA TROMBI UTILIZZA LA VIA PERCUTANEA ATTRAVERSO L'ARTERIA FEMORALE,DALLA QUALE SI RAGGIUNGONO I VASI CEREBRALI TROMBIZZATI,UTILIZZANDO UN CATETERE CAPACE DI ASPIRARE IL TROMBO E ATTRAVERSO IL QUALE E' POSSIBBILE SOMMONISTRARE ANCHE TPA A PICCOLE DOSI DIRETTAMENTE ALL'INTERNO DELL'ARTERIA.
LA TECINICA E' STATA PRESENTATA AL CONGRESSO DI QUEBEC CITY DAL PROF MAYANKGOYAL DIRETTORE DEL SEAMAN CENTRE DELL'UNIVERSITA' DI CALGARY,SONO STATE TRATTATE 27 PERSONE
IN QUESTI ULTIMI ANNI MOLTO E' CAMBIATO NEL TRATTAMENTO ACUTO DELL'ICTUS.
OLTRE ALL'INTRODUZIONE DEI FARMACI SCIOGLI TROMBI(TPA= ATTIVATORE TISSUTALE DEL PLASMINOGENO),SIA PER VIA VENOSA CHE ARTERIOSA SI STANNO INTRODUCENDO METODI MECCANICI.UNO DI QUESTI E' IL METODO PENUMBRA.
SI TRATTA DI UNA SORTA DI CAVATAPPI CHE PRIMA FRANTUMA E POI ASPIRA IL TROMBO.
LA METODICA TUTTAVIA E' IN VIA DI SPERIMENTAZIONE SI A LIVELLO INTERNAZIONALE CHE IN ITALIA.
NEL NOSTRO PAESE RISULTANO OPERATIVI 20 CENTRI OSPEDALIERI SPECIALIZZATI MA IL CENTRO PIU' ATTREZZATO E CON UNA CASISTICA IMPORTANTE( 180 PAZIENTI TRATTATI) SI TROVA PRESO L'OSPEDALE NIGUARDA DI MILANO,PRESO LA CLINICA NEUROLOGICA DIRETTA DAL DOTT ROBERTO STERZI.
IL DOTT STERZI E' STATO INETRVISTATO LUNEDI 14 GIUGNO 2010 PRESSO L'EMITTENTE RADIOFONICA REGIONALE DEL VENETO www.radiogammacinque.it
IL DOTT STERZI HA PRECISATO CHE L'ORIENTAMENTO ATTUALE, RISPETTO ALL'ICTUS,DA PARTE DEI CENTRI SPECIALIZZATI E' QUELLO DI AUMENTARE IL TEMPO D'INTERVENTO DA
3 ORE A 4,5 ORE.MA SOPRATTUTTO HA PRECISATO,IL DIRETTORE DELLA CLINICA NEUROLOGICA DELL'OSPEDALE NIGUARDA DI MILANO,DI CHIAMARE,AL PRIMO SINTOMO SOSPETTO, IL 118.
LA CURA ASPIRA TROMBI UTILIZZA LA VIA PERCUTANEA ATTRAVERSO L'ARTERIA FEMORALE,DALLA QUALE SI RAGGIUNGONO I VASI CEREBRALI TROMBIZZATI,UTILIZZANDO UN CATETERE CAPACE DI ASPIRARE IL TROMBO E ATTRAVERSO IL QUALE E' POSSIBBILE SOMMONISTRARE ANCHE TPA A PICCOLE DOSI DIRETTAMENTE ALL'INTERNO DELL'ARTERIA.
LA TECINICA E' STATA PRESENTATA AL CONGRESSO DI QUEBEC CITY DAL PROF MAYANKGOYAL DIRETTORE DEL SEAMAN CENTRE DELL'UNIVERSITA' DI CALGARY,SONO STATE TRATTATE 27 PERSONE
BIOSCANNER Ha inventato la macchina che vede i tumori della prostata e non solo
Clarbruno Vedruccio-Fisico e Ricercatore
Si tratta di un'informazione il cui contenuto e' tutto da verificare,ma in molti ospedali Italiani e in molte strutture la tecnica e' regolarmente applicata.Prossimamente carichero' interviste rilasciate da medici di strutture sanitarie pubbliche dove la tecnica viene regolarmente applicata Un tubo lungo 30 centimetri che permette di scoprire i tumori non appena cominciano a formarsi. Una sonda elettromagnetica che vede qualsiasi infiammazione dei tessuti. Un esame che dura appena 2-3 minuti, non è invasivo, non provoca dolore o disagi al paziente,e fornisce immediatamente la risposta. Un test innocuo, ripetibile all’infinito e senza togliersi i vestiti, che ha una precisione diagnostica come minimo del 70% ma, se eseguito da mani esperte, può arrivare anche al 100% di attendibilità. Uno strumento rivoluzionario, poco ingombrante, portatile, che si può usare ovunque e che non necessita di mezzi di contrasto radioattivi, lastre fotografiche o altro materiale di consumo. Un’apparecchiatura che si compra, anzi si comprava, con 43.000 euro più Iva, contro i 3-4 milioni di euro di una macchina per la risonanza magnetica, i 2 milioni di una Pet e il milione e mezzo di una Tac, tutt’e tre con costi di gestione elevatissimi. Allora chi e perché ha paura del bioscanner, nome commerciale Trimprob? Non certo i potenziali pazienti, che potrebbero individuare per tempo la malattia. Non certo il ministero della Salute, che lo ha inserito nel repertorio dei dispositivi medici del Servizio sanitario nazionale. Non certo il professor Umberto Veronesi, che lo ha sperimentato nel suo Istituto europeo di oncologia di Milano e ne ha decantato la validità. Eppure la Galileo Avionica, società del colosso Finmeccanica, ha annunciato la chiusura della Trim Probe Spa, l’azienda che lo produceva e lo commercializzava, messa in liquidazione in quanto ritenuta non più strategica nell’ambito di un gruppo internazionale specializzato nei mezzi di difesa militare. Questa è l’infelice historia di un cavaliere d’altri tempi, il professor Clarbruno Vedruccio, 54 anni, l’inventore del bioscanner, laureato in fisica e in ingegneria elettronica negli Stati Uniti, già collaboratore dell’Istituto di fisica dell’atmosfera del Cnr a Bologna e docente di metodologia della ricerca all’Università di Urbino, che nei tempi presenti avrebbe meritato i premi Nobel per la fisica e la medicina fusi insieme, se solo il mondo girasse per il verso giusto, e invece è costretto a prosciugare il conto in banca per tutelare la sua creatura. Vedruccio è arrivato al bioscanner per puro caso, mentre stava fornendo tecnologia militare avanzata ad alcuni reparti d’élite delle nostre forze armate. Pur di non lasciarsi sfuggire un simile cervello, nel 2004 i vertici della Marina hanno rispolverato la legge Marconi del 1932, così detta perché fu creata su misura per Guglielmo Marconi, l’inventore della radio, che minacciava di passare armi e bagagli agli inglesi. Arruolato «per meriti speciali» nella riserva selezionata, con decreto del presidente della Repubblica, l’Archimede Pitagorico è diventato capitano di fregata ed è stato assegnato all’ufficio studi del Comando subacquei e incursori alla Spezia. Ha anche partecipato con l’Onu alla missione di pace Leonte in Libano, dove s’è guadagnato un encomio. Quando nel 2004 una serie di fenomeni impressionanti - elettrodomestici che prendevano fuoco, vetri delle auto che esplodevano, bussole che impazzivano, cancelli automatici che si aprivano da soli - sconvolse la vita di Caronia, nel Messinese, la Protezione civile chiamò Vedruccio per trovare il bandolo della matassa. Lo studioso accertò che il paesino dei Nebrodi veniva colpito da fasci di radiazioni elettromagnetiche con particolari caratteristiche. Se oggi gli chiedi chi fosse a emetterle, si limita a tre parole: «Non posso rispondere». L’inventore abita con la moglie Carla Ricci, sua assistente, a pochi chilometri dal radiotelescopio Croce del Nord di Medicina (Bologna). Quando si dice il caso. Nome insolito, Clarbruno. «Viene dalla fusione di Clara e Brunello, i miei genitori». Lei è un fisico. Perché ha accettato di diventare ufficiale di Marina? «Non sono né guerrafondaio, né pacifista. Ma se la guerra si deve fare, si fa. Diciamo che la vita militare è la normalità, nella nostra famiglia. Sono nato a Ruffano, provincia di Lecce. Mio nonno materno, Ettore Giaccari, disperso in mare nel 1941, era il capo motorista dell’incrociatore Fiume, affondato dagli inglesi nella battaglia di Capo Matapan. Mio padre comandava la brigata costiera della Guardia di finanza. Sono cresciuto tra la caserma e il faro di Torre Canne. Nel gennaio 1958 precipitò in Adriatico un aereo F86 e papà si gettò a nuoto nelle acque gelide per salvare il pilota. Lo riportò a riva: purtroppo era già morto. Io passai l’infanzia fra i rottami di quel caccia militare. Ricordo ancora la carlinga, i comandi, la sala radio. Il mio amore per l’elettronica è nato lì». E il bioscanner com’è nato? «Nel 1985 collaboravo col battaglione San Marco. Mi fu chiesto se ero in grado di mettere a punto una tecnologia per intercettare i pescatori di frodo che di notte approdavano sull’isola di Pedagna, zona militare al largo di Brindisi. Le telecamere non potevano essere installate per la troppa salsedine e le frequenti mareggiate. Stavo lavorando a una specie di radar antiuomo, come quelli che gli americani usavano in Vietnam, quando mi accorsi che alcune bande di frequenza in Uhf, fra i 350 e i 500 megahertz, quindi al di sotto dei canali televisivi, interagivano bene con i tessuti biologici delle persone». In che modo se ne accorse? «Volevo sperimentare la possibilità di usare l’elettromagnetismo anche per rintracciare le mine antiuomo sepolte nel terreno: il rilevatore registrava qualsiasi discontinuità nella compattezza della sabbia fino a 20 centimetri di profondità. Mentre ero nel mio laboratorio, notai che sugli analizzatori di spettro una delle tre righe spettrali spariva completamente ogniqualvolta mi avvicinavo al banco di prova. Strano. Quel giorno avevo ingurgitato un panino col salame in treno ed ero in preda a una gastrite terribile. Mi si accese una lampadina in testa. Chiamai Enrico Castagnoli, ex radarista della Marina, mio vicino di casa, e gli chiesi come si sentisse in salute. “Benone”, mi rispose. Ripetei la prova su di lui: nessuna variazione di spettro. La conferma che cercavo». Cioè? «Allora non potevo saperlo. Ma avevo appena provato in vivo ciò che gli scienziati Hugo Fricke e Sterne Morse intuirono e descrissero nel 1926 su Cancer Research e cioè che i tessuti sani hanno una capacità elettrica più bassa, quelli infiammati più elevata, quelli oncologici ancora maggiore. In pratica il mio bioscanner consente di fare una specie di biopsia elettromagnetica, quindi incruenta, dei tessuti biologici, grazie a tre frequenze in banda Uhf, intorno ai 460, ai 920 e ai 1350 megahertz. In particolare, il segnale sulla prima frequenza interagisce con le formazioni tumorali maligne, evidenziando un abbassamento della riga spettrale».
E individua qualsiasi tipo di cancro? «A eccezione delle leucemie. Ma i tumori solidi su cui abbiamo indagato li ha letti tutti. Ho visto alcuni carcinomi del seno con due anni d’anticipo sull’ecografia e sulla mammografia». Chi è stato il primo paziente a sottoporsi all’esame? «Un fisico britannico che era venuto all’Università di Urbino per un congresso. Gli ho scoperto un tumore alla prostata. Nei giorni successivi gli studenti di medicina, farmacia e veterinaria facevano la fila per sottoporsi all’esame e lo stesso i miei colleghi docenti. Io insegnavo a loro e loro a me. Nel 2006 ho portato la macchina in Libano durante la missione Leonte. È stato un altro screening di massa». Ma chi garantisce che il test non faccia male e sia affidabile? «Il bioscanner ha l’omologazione dell’Istituto superiore di sanità, che ne ha attestato la non nocività. Per ogni organo occorre poi una procedura di validazione presso enti accreditati dal ministero della Salute. Per le ovaie la sperimentazione avviata dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano ha dimostrato un indice di sensibilità del 91%, il che è particolarmente confortante, trattandosi di una neoplasia che non dà sintomi e in genere viene scoperta quando vi sono già le metastasi. Nello stesso istituto sono stati testati i tumori del retto: siamo sull’89% di attendibilità. Le prove per la tiroide e lo stomaco-duodeno, eseguite nelle Università di Catanzaro e Genova e nell’ospedale maggiore della Marina militare a Taranto, si sono rivelate esatte al 90% e in due casi al 100%. I tumori della vescica, testati all’ospedale Vito Fazi di Lecce, hanno restituito un dato sicuro nell’89,5% dei casi. Per la prostata e il seno siamo al 72%».
Metodo Zamboni
Il metodo e' stato ideato dal prof Paolo Zamboni che esercita presso l'Universita' di Ferrara.
Si tratta di una metodica applicata nella CCSVI = insufficienza venosa cerebrospinale talora
responsabile di alcune forme di Sclerosi Multipla.
Si tratta di una terapia che prevede la dilatazione dei vasi venosi quali la vena Giugulare e la Vena
Azygos in particolare che al controllo Eco Color doppler risultano particolarmente ristrette con
la conseguenza di un rallentammento del sangue venoso dal cervello.
Ed e' proprio la stenosi venosa che,puo' essere alla base dell'insorgenza della Sclerosi Multipla.
Gli specialisti di riferimento sono: gli Angiologi,i Radiologi interventisti e i Neurologi
LUNEDI MATTINA 10 DICEMBRE 2012 ALLE h 8.20 IL DOTT MAURO GIACCA DAL CENTRO
ICGEB DI TRIESTE,CI PARLERA' DI UNA TECNICA RIVOLUZIONARIA CHE POTRA' PERMETTERE,
NEL PROSSIMO FUTURO, LA RIPARAZIONE DEL CUORE NELLA SEDE DELL'INFARTO E CON AZIONE RIGENERATIVA DI TUTTA LA PARETE VENTRIOCOLARE ,IN CASO DI CARDIOMIOPATIA DILATATIVA DEL CUORE, CON GRAVE INSUFFICIENZA.
LA TECNICA PREVEDE L'UTILIZZO DI MICRO-RNA,OVVERO FRAZIONI PICCOLE DI RNA(SMALL-RNA) CHE PRIMA DEGLI ANNI 2000 SEMBRAVA FOSSERO DESTINATI SOLO ALLA DISTRUZIONE.
OGGI LE NUOVE RICERCHE HANNO PERMESSO DI RIVALUTARE L'AZIONE DI QUESTE FRAZIONI GENICHE,NELLA PRATICA RIPARATIVA DI ORGANI E TESSUTI.
QUINDI PROSSIMAMENTE IL CARDIOLOGO,IL CARDIOLOGO SPECIALISTA IN EMODINAMICA O IL CARDIOCHIRURGO,POTRANNO INIETTARE TALI FRAZIONI DI RNA NELLA SEDE INTERESSATA PER AVVIARE LA RIPARAZIONE DEL TESSUTO.
SABATO MATTINA 15 DICEMBRE 2012 IL DOTT TOMMASO LUPATTELLI CI PARLERA' DI EMBOLIZZAZIONE UTERINA,QUANDO QUESTI PRESENTANO NOTEVOLI DIMENSIONI.
CON LA COLLABORAZIONE DI UN RADIOLOGO INETERVENTISTA,ATTRAVERSO L'ISOLAMENTO DELL'ARTERIA UTERINA PER VIA PERCUTANEA, PARTENDO DALL'ARTERIA FEMORALE,SI INIETTANO DELLE SFERULE CHE OCCLUDENDO L'ARTERIA UTERINA NELLA PORZIONE CHE IRRORA IL FIBROMA IN QUESTIONE.
LA SUCCESSIVA ISCHEMIA DELL'ARTERIA INTERESSATA RIDURRA' LA DIMENSIONE DEL FIBROMA,ILQUALE POTRA' ESSERE PIU' FACILMENTE RIMOSSO CHIRURGICAMENTE,PER
VIA ENDOSCOPICA,E CON MINOR RISCHI PER LA DONNA SOTTOPOSTA ALL'INTERVENTO.
ASPETTO COMMENTI
SABATO MATTINA ALLE h 9.15 SARA' OSPITE AI MICROFONI DI RADIO GAMMA 5 IL DOTT GIORGIO METTA RESPONSABILE DEL PROGETTO DELL'I-CUB DELL'ISTITUTO TECNOLOGICO ITALIANO DI GENOVA.
PARLEREMO DI ROBOT UMANOIDE UNO DEI PROGETTI PIU' AVANZATI DEL MONDO,LA CUI SUPERFICE "CUTANEA" CONTIENE IL MAGGIOR NUMERO DI SENSORI IN PROGETTI ANALOGHI PRESENTI AL MONDO.
UNA COPIA STATICA DI ROBOT UMANOIDE,"CUCCIOLO DI ROBOT",SARA' PROTAGONISTA AL KRASNIJ OKTYABORDI DI MOSCA FINO AL 6 GENNAIO 2013. IN QUESTA OCCASIONE SARANNO ESPOSTE LE ECCELLENZE ITALIANE .
SIGARETTA ELETTRONICA,E' PROPRIO COSI INNOCUA?
INOLTRE, PUO' ESSERE UNA TRAPPOLA PER I PIU' GIOVANI ?
IN ALCUNI PAESI, PER LA PRESENZA DI NICOTINA NELLE RICARICHE, DI CUI
E' DOTATA, LA SIGARETTA E' CONSIDERATA UN EQUIVALENTE DEI FARMACI.
NE PARTLEREMO SABATO 5 GENNAIO ALLE H 8.30 CON IL DOTT ANDREA VIANELLO
DIRETTORE DELLA FISIOPATOLOGIA DI PADOVA,A CUI E' STATA ASSEGNATA LA SPERIMRNTAZIONE
LUNEDI 14 GENNAIO 2013
L'ARGOMENTO DI OGGI E' L'ATROFIA MUSCOLO SPINALE
LA STORIA DI EMMA,10 ANNI AFFETTA DA GRAVE SCOLIOSI-PADOVA
LA PICCOLA EMMA E' STATA OPERATA PRESSO IL DIPARTIMENTO DI
CHIRURGIA VERTEBRALE DI THIENE( VI ) ULS 4
L'INTERVENTO UNICO NEL SUO GENERE E' STATO ESEGUITO DAL DOTT
MASSIMO BALSANO DIRETTORE DEL CENTRO DI CHIRURGIA VERTEBRALE
DI THIENE,ORMAI DIVENUTO CENTRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE.
LA PARTICOLARE CHIRURGIA CONSISTE NELL'APPLICAZIONE NELLA COLONNA
VERTEBRALE DI DUE BARRE MAGNETICHE ALLUNGABILI,CHE POTRANNO ALLUNGARSI
PER 7 CM.
LE BARRE POTRANNO ESSERE ALLUNGATE OGNI 2 - 3 MESI ATTRAVERSO UN SOFTWEARE APPOSITO CHE BASTERA' AVVICINARE ALLA COLONNA VERTEBRALE ,IMPEDENDO COSI
AI BAMBINI MULTIPLI INTERVENTI.
SARA' OSPITE NELLA TRASMISSIONE DI LUNEDI MATTINA 14 GENNAIO,ALLE H 8.15
IL DOTT MASSIMO BALSANO, PARLERA' DELLA TECNICA APPLICATA ALLA PICCOLA EMMA.
SABATO MATTINA 26 GENNAIO 2013
SABATO MATTINA 26 GENNAIO ALLE ORE 8.10 LA PROF PAOLA ZANOVELLO DOCENTE DI IMMUNOLOGIA PRESSO LA FACOLTA' DI MEDICINA DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA,CI PARLERA' DEL CONTROLLO IMMUNOLOGICO DELLA MALATIIA TUMORALE.QUALI PROSPETTIVE PER IL PROSSIMO FUTUTRO.
SEMPRE SABATO MATTINA ALLE ORE 8.3O IL PROF CARLO FORESTA PARLERA' DI UNA RECENTE SCOPERTA FATTA PRESSO L'UNIVERSITA' DI PADOVA.OVVERO CI INFORMERA' SULLE FUNZIONI E SUL RUOLO DELL'OSTEOCALCINA NELLA PROGRESSIONE DELLA MATERFIA ATEROSCLEROTICA CHE STA ALLA BASE DI MALATTIE ACUTE,COME L'ICTUS E L'INFARTO CARDIACO.
SI TRATTA DI UNA PROTEINA CHE VIENA PRODOTTA DALLE PIASTRINE E CHE FAVORISCE IN ALCUNI SOGGETTI L'AGGRGAZIONE DI COMPOSTI CHE FAVORISCONO L'OSTRUZIONE DELLE ARTERIE RIDUCENDONE IL FLUSSO AL LORO INTERNO.LO STUDIO DI QUESTA PROTEINA POTREBBE ESSERE UTILIZZATA PER INDIVIDUARE SOGGETTI A RISCHIO E QUINDI PRENDERE OPPORTUNI PROVVEDIMENTI.MA QUESTO SARA' VALUTATO IN FUTURO.
LUNEDI MATTINA 28 GENNAIO 2013
LUNEDI MATTINA ALLE ORE 8.15 IL DOTT EMILIO MORPURGO PRIMARIO DELLA DIVISIONE DI CHIRURGIA GENERALE E RESPONSABILE DELLA SCUOLA REGIONALE DEL VENETO PER LA CHIRURGIA MININVASIVA ROBOTICA ASSISTITA( ROBOT DA VINCI ),PARLERA' DELLA PREVENZIONE PRIMARIA E SECONDARIA DEL TUMORE DEL COLON-RETTO.
DELLO SCREENING,DELLA COLONSCOPIA E DELLA TERAPIA CHIRURGICA A SECONDA CHE IL TUMORE SI TROVI NEL COLO DESTRO O CHE SI TROVI NEL COLON SINISTRO .
PER LE DOMANDE SMS AL NUMERO 3347102672
LUNEDI MATTINA 4 FEBBRAIO 2013
TEMA DELLA TRASMISSIONE DI OGGI : LA SCLEROSI MULTIPLA .IL METODO ZAMBONI E I CENTRI OSPEDALIERI CHE ESEGUONO L'ANGIOPLASTICA QUANDO ECO-DOPPLER INDIVIDUA RESTRINGIMENTO DEI VASI VENOSI COINVOLTI.
OSPEDALI COINVOLTI CON RESTRIZIONI: MOLINETTE TORINO,PESCARA ,NAPOLI ,CATANIA
I CENTRI CHE PARTECIPERANNO ALLA SPERIMENTAZIONE BREAVE DREAMS SARANNO 19 CON CIRCA 600 PAZIENTI INTERESSATI.
LA NEUROLOGIA INTERNAZIONALE SI DICE CONTRARIA AL TRATTAMENTO ANGIOPLASTICO DEFINENDOLO INUTILE E PERICOLOSO PER LA SALUTE DEI PAZIENTI?????
DIVERSA E' LA VERSIONE DI QUEI PAZIENTI CHE SI SONO SOTTOPOSTI AL TRATTAMENTO.
TUTTAVIA BISOGNA ESSERE CONSAPEVOLI CHE NON TUTTI I PAZIENTI AMMALATI DI SM POSSONO SOTTOPORSI AL TRATTAMENTO DIO ANGIOPLASTICA,CHE CIRCA IL 50% RECIDIVA E CHE MOLTI PAZIENTI PER LA RIDUZIONE DEI
SINTOMI DEVONO ESEGUIRE L'ANGIOPLASTICA PIU' VOLTE SMS AL N ° 3347102672
Il metodo e' stato ideato dal prof Paolo Zamboni che esercita presso l'Universita' di Ferrara.
Si tratta di una metodica applicata nella CCSVI = insufficienza venosa cerebrospinale talora
responsabile di alcune forme di Sclerosi Multipla.
Si tratta di una terapia che prevede la dilatazione dei vasi venosi quali la vena Giugulare e la Vena
Azygos in particolare che al controllo Eco Color doppler risultano particolarmente ristrette con
la conseguenza di un rallentammento del sangue venoso dal cervello.
Ed e' proprio la stenosi venosa che,puo' essere alla base dell'insorgenza della Sclerosi Multipla.
Gli specialisti di riferimento sono: gli Angiologi,i Radiologi interventisti e i Neurologi
LUNEDI MATTINA 10 DICEMBRE 2012 ALLE h 8.20 IL DOTT MAURO GIACCA DAL CENTRO
ICGEB DI TRIESTE,CI PARLERA' DI UNA TECNICA RIVOLUZIONARIA CHE POTRA' PERMETTERE,
NEL PROSSIMO FUTURO, LA RIPARAZIONE DEL CUORE NELLA SEDE DELL'INFARTO E CON AZIONE RIGENERATIVA DI TUTTA LA PARETE VENTRIOCOLARE ,IN CASO DI CARDIOMIOPATIA DILATATIVA DEL CUORE, CON GRAVE INSUFFICIENZA.
LA TECNICA PREVEDE L'UTILIZZO DI MICRO-RNA,OVVERO FRAZIONI PICCOLE DI RNA(SMALL-RNA) CHE PRIMA DEGLI ANNI 2000 SEMBRAVA FOSSERO DESTINATI SOLO ALLA DISTRUZIONE.
OGGI LE NUOVE RICERCHE HANNO PERMESSO DI RIVALUTARE L'AZIONE DI QUESTE FRAZIONI GENICHE,NELLA PRATICA RIPARATIVA DI ORGANI E TESSUTI.
QUINDI PROSSIMAMENTE IL CARDIOLOGO,IL CARDIOLOGO SPECIALISTA IN EMODINAMICA O IL CARDIOCHIRURGO,POTRANNO INIETTARE TALI FRAZIONI DI RNA NELLA SEDE INTERESSATA PER AVVIARE LA RIPARAZIONE DEL TESSUTO.
SABATO MATTINA 15 DICEMBRE 2012 IL DOTT TOMMASO LUPATTELLI CI PARLERA' DI EMBOLIZZAZIONE UTERINA,QUANDO QUESTI PRESENTANO NOTEVOLI DIMENSIONI.
CON LA COLLABORAZIONE DI UN RADIOLOGO INETERVENTISTA,ATTRAVERSO L'ISOLAMENTO DELL'ARTERIA UTERINA PER VIA PERCUTANEA, PARTENDO DALL'ARTERIA FEMORALE,SI INIETTANO DELLE SFERULE CHE OCCLUDENDO L'ARTERIA UTERINA NELLA PORZIONE CHE IRRORA IL FIBROMA IN QUESTIONE.
LA SUCCESSIVA ISCHEMIA DELL'ARTERIA INTERESSATA RIDURRA' LA DIMENSIONE DEL FIBROMA,ILQUALE POTRA' ESSERE PIU' FACILMENTE RIMOSSO CHIRURGICAMENTE,PER
VIA ENDOSCOPICA,E CON MINOR RISCHI PER LA DONNA SOTTOPOSTA ALL'INTERVENTO.
ASPETTO COMMENTI
SABATO MATTINA ALLE h 9.15 SARA' OSPITE AI MICROFONI DI RADIO GAMMA 5 IL DOTT GIORGIO METTA RESPONSABILE DEL PROGETTO DELL'I-CUB DELL'ISTITUTO TECNOLOGICO ITALIANO DI GENOVA.
PARLEREMO DI ROBOT UMANOIDE UNO DEI PROGETTI PIU' AVANZATI DEL MONDO,LA CUI SUPERFICE "CUTANEA" CONTIENE IL MAGGIOR NUMERO DI SENSORI IN PROGETTI ANALOGHI PRESENTI AL MONDO.
UNA COPIA STATICA DI ROBOT UMANOIDE,"CUCCIOLO DI ROBOT",SARA' PROTAGONISTA AL KRASNIJ OKTYABORDI DI MOSCA FINO AL 6 GENNAIO 2013. IN QUESTA OCCASIONE SARANNO ESPOSTE LE ECCELLENZE ITALIANE .
SIGARETTA ELETTRONICA,E' PROPRIO COSI INNOCUA?
INOLTRE, PUO' ESSERE UNA TRAPPOLA PER I PIU' GIOVANI ?
IN ALCUNI PAESI, PER LA PRESENZA DI NICOTINA NELLE RICARICHE, DI CUI
E' DOTATA, LA SIGARETTA E' CONSIDERATA UN EQUIVALENTE DEI FARMACI.
NE PARTLEREMO SABATO 5 GENNAIO ALLE H 8.30 CON IL DOTT ANDREA VIANELLO
DIRETTORE DELLA FISIOPATOLOGIA DI PADOVA,A CUI E' STATA ASSEGNATA LA SPERIMRNTAZIONE
LUNEDI 14 GENNAIO 2013
L'ARGOMENTO DI OGGI E' L'ATROFIA MUSCOLO SPINALE
LA STORIA DI EMMA,10 ANNI AFFETTA DA GRAVE SCOLIOSI-PADOVA
LA PICCOLA EMMA E' STATA OPERATA PRESSO IL DIPARTIMENTO DI
CHIRURGIA VERTEBRALE DI THIENE( VI ) ULS 4
L'INTERVENTO UNICO NEL SUO GENERE E' STATO ESEGUITO DAL DOTT
MASSIMO BALSANO DIRETTORE DEL CENTRO DI CHIRURGIA VERTEBRALE
DI THIENE,ORMAI DIVENUTO CENTRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE.
LA PARTICOLARE CHIRURGIA CONSISTE NELL'APPLICAZIONE NELLA COLONNA
VERTEBRALE DI DUE BARRE MAGNETICHE ALLUNGABILI,CHE POTRANNO ALLUNGARSI
PER 7 CM.
LE BARRE POTRANNO ESSERE ALLUNGATE OGNI 2 - 3 MESI ATTRAVERSO UN SOFTWEARE APPOSITO CHE BASTERA' AVVICINARE ALLA COLONNA VERTEBRALE ,IMPEDENDO COSI
AI BAMBINI MULTIPLI INTERVENTI.
SARA' OSPITE NELLA TRASMISSIONE DI LUNEDI MATTINA 14 GENNAIO,ALLE H 8.15
IL DOTT MASSIMO BALSANO, PARLERA' DELLA TECNICA APPLICATA ALLA PICCOLA EMMA.
SABATO MATTINA 26 GENNAIO 2013
SABATO MATTINA 26 GENNAIO ALLE ORE 8.10 LA PROF PAOLA ZANOVELLO DOCENTE DI IMMUNOLOGIA PRESSO LA FACOLTA' DI MEDICINA DELL'UNIVERSITA' DI PADOVA,CI PARLERA' DEL CONTROLLO IMMUNOLOGICO DELLA MALATIIA TUMORALE.QUALI PROSPETTIVE PER IL PROSSIMO FUTUTRO.
SEMPRE SABATO MATTINA ALLE ORE 8.3O IL PROF CARLO FORESTA PARLERA' DI UNA RECENTE SCOPERTA FATTA PRESSO L'UNIVERSITA' DI PADOVA.OVVERO CI INFORMERA' SULLE FUNZIONI E SUL RUOLO DELL'OSTEOCALCINA NELLA PROGRESSIONE DELLA MATERFIA ATEROSCLEROTICA CHE STA ALLA BASE DI MALATTIE ACUTE,COME L'ICTUS E L'INFARTO CARDIACO.
SI TRATTA DI UNA PROTEINA CHE VIENA PRODOTTA DALLE PIASTRINE E CHE FAVORISCE IN ALCUNI SOGGETTI L'AGGRGAZIONE DI COMPOSTI CHE FAVORISCONO L'OSTRUZIONE DELLE ARTERIE RIDUCENDONE IL FLUSSO AL LORO INTERNO.LO STUDIO DI QUESTA PROTEINA POTREBBE ESSERE UTILIZZATA PER INDIVIDUARE SOGGETTI A RISCHIO E QUINDI PRENDERE OPPORTUNI PROVVEDIMENTI.MA QUESTO SARA' VALUTATO IN FUTURO.
LUNEDI MATTINA 28 GENNAIO 2013
LUNEDI MATTINA ALLE ORE 8.15 IL DOTT EMILIO MORPURGO PRIMARIO DELLA DIVISIONE DI CHIRURGIA GENERALE E RESPONSABILE DELLA SCUOLA REGIONALE DEL VENETO PER LA CHIRURGIA MININVASIVA ROBOTICA ASSISTITA( ROBOT DA VINCI ),PARLERA' DELLA PREVENZIONE PRIMARIA E SECONDARIA DEL TUMORE DEL COLON-RETTO.
DELLO SCREENING,DELLA COLONSCOPIA E DELLA TERAPIA CHIRURGICA A SECONDA CHE IL TUMORE SI TROVI NEL COLO DESTRO O CHE SI TROVI NEL COLON SINISTRO .
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LUNEDI MATTINA 4 FEBBRAIO 2013
TEMA DELLA TRASMISSIONE DI OGGI : LA SCLEROSI MULTIPLA .IL METODO ZAMBONI E I CENTRI OSPEDALIERI CHE ESEGUONO L'ANGIOPLASTICA QUANDO ECO-DOPPLER INDIVIDUA RESTRINGIMENTO DEI VASI VENOSI COINVOLTI.
OSPEDALI COINVOLTI CON RESTRIZIONI: MOLINETTE TORINO,PESCARA ,NAPOLI ,CATANIA
I CENTRI CHE PARTECIPERANNO ALLA SPERIMENTAZIONE BREAVE DREAMS SARANNO 19 CON CIRCA 600 PAZIENTI INTERESSATI.
LA NEUROLOGIA INTERNAZIONALE SI DICE CONTRARIA AL TRATTAMENTO ANGIOPLASTICO DEFINENDOLO INUTILE E PERICOLOSO PER LA SALUTE DEI PAZIENTI?????
DIVERSA E' LA VERSIONE DI QUEI PAZIENTI CHE SI SONO SOTTOPOSTI AL TRATTAMENTO.
TUTTAVIA BISOGNA ESSERE CONSAPEVOLI CHE NON TUTTI I PAZIENTI AMMALATI DI SM POSSONO SOTTOPORSI AL TRATTAMENTO DIO ANGIOPLASTICA,CHE CIRCA IL 50% RECIDIVA E CHE MOLTI PAZIENTI PER LA RIDUZIONE DEI
SINTOMI DEVONO ESEGUIRE L'ANGIOPLASTICA PIU' VOLTE SMS AL N ° 3347102672